Cari amici e amiche,
con questa lettera voglio partecipare a voi la mia soddisfazione nel vedere che il Sinodo sta crescendo. Nel mese di gennaio molte comunità si sono attivate e tanti gruppi e singole persone hanno dato e stanno dando il loro apporto. Stanno arrivando contributi molto interessanti e riflessioni profonde.
Nei giorni scorsi il Papa ha esortato le diocesi italiane a intraprendere cammini sinodali, diocesi per dio- cesi, per poi giungere anche ad un sinodo della Chiesa Italiana. «La Chiesa italiana deve tornare al Con- gresso di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi …» (30 gennaio 2021). Queste parole mi hanno incoraggiato a proporvi con nuova forza il cammino sinodale, che ha avuto inizio per noi nel mese di ottobre e prosegue ora nella sua prima fase: il tempo dell’ascolto.
Le schede che abbiamo tra le mani non affrontano tutte le questioni di attualità del nostro tempo, più semplicemente vogliono provocare la riflessione su quattro temi: i cambiamenti, la parrocchia, la fede e i sacerdoti. Perché questa richiesta di ascolto? È una esigenza nata nel processo dell’accorpamento delle nostre due diocesi. È stata richiesta espressamente nei momenti di confronto delle persone impegnate a vario titolo nelle aree in cui sono organizzate le due curie diocesane. Invito tutti a cogliere l’opportu- nità nel metterci in questione per guardare in faccia al nostro ministero e alle azioni pastorali che por- tiamo avanti con zelo, ma che spesso hanno bisogno di una verifica profonda.
È vero: siamo in mezzo ad un tempo segnato dalla pandemia e non sappiamo quando finirà. È difficile realizzare momenti assembleari adesso, ma non impossibile, se vi è il rispetto delle norme di sicurezza. Stiamo scoprendo nuovi modi di interagire tramite piattaforme virtuali; non sono il massimo delle at- tese, ma hanno in sé vere opportunità. Stiamo anche facendo un po’ di pulizia nei nostri modi di rappor- tarci gli uni gli altri. Di fatto stiamo curando in modi diversi le nostre relazioni.
Sono convinto che questo è il momento favorevole per riflettere ad ampio raggio, anche per ciò che riguarda le nostre realtà ecclesiali. La storia della salvezza e la storia recente ci dice che, proprio nei momenti di maggiore difficoltà, lo Spirito ha continuato ad essere all’opera. Per esempio, negli anni
dell’esilio a Babilonia, il popolo d’Israele ha vissuto momenti di grazia nel cogliere l’azione di Dio a suo favore ed ha prodotto attese e speranze che possiamo trovare in tanti libri veterotestamentari composti proprio in quella situazione particolare. L’azione dei Profeti ha fatto si che il popolo eletto non si asso- pisse ed hanno continuato a guardare oltre. Anche quando, all’inizio del secondo millennio, si parlava di riforme, sono fiorite nella Chiesa movimenti e grandi figure di Santi che hanno lasciato un’impronta in- delebile per sempre. Anche nella nostra regione piemontese, nel momento in cui trionfava l’anticlerica- lismo della fine dell’Ottocento, Dio ha benedetto la nostra terra suscitando una schiera di santi e beati impressionante; un fenomeno unico al mondo. Anche nel tempo dell’era fascista c’è stata una enorme fioritura di iniziative grazie all’Azione Cattolica. Ciò che noi stiamo vivendo non può essere un tempo di sospensione. Credo sia il «tempo favorevole» per metterci in questione.
Anche l’opportunità dell’accorpamento delle Diocesi deve spingerci a guardare in faccia al compito pri- mario della Chiesa: annunciare il Vangelo e mettersi al servizio della fede.
Abbiamo tanti doni reciproci da condividere, legami da costruire e nodi da sciogliere. Confido nella buona volontà di tutti e nei piccoli passi che stiamo facendo. Tutto deve nascere dalla nostra testa, dalla volontà nel metterci in gioco, dalla stima reciproca mettendo da parte diffidenze, sospetti e paure. Le storie delle nostre realtà diocesane sono diverse ma, ora, complementari. Ormai sono decenni in cui si parla di un’unica Chiesa locale. Molti passi sono stati fatti; altri ne faremo. Non dobbiamo aver fretta e, nello stesso tempo, non possiamo tergiversare. Fa bene a tutti sognare prima e poi realizzare un nuovo modo d’essere Chiesa, attenti all’uomo d’oggi, nel contesto del nostro territorio e, nello stesso tempo, sempre orientati verso l’Alto!
Ritornando al tempo del Sinodo, vi sarete accorti che quest’anno non ho dato indicazioni pastorali al fine di vivere bene questo primo momento di ascolto. Anche gli uffici diocesani, sempre attivi, hanno voluto limitare le loro proposte. Diversamente da quanto previsto nella tempistica indicata a settembre 2020, in sintonia con i Vicari zonali, ci orientiamo a spostare più avanti i momenti assembleari, decisamente necessari, probabilmente dopo l’estate. Ribadisco l’importanza di trovare ed indicare alla segreteria un incaricato laico per il Sinodo. Suo compito è quello d’essere voce della propria parrocchia, aiutando i parroci adesso nel gestire le occasioni d’ascolto in molteplici modalità e poi prendendo parte attiva nelle quattro assemblee.
Sono cosciente della responsabilità che ho nel tirar le fila e lo farò solo dopo che saranno concluse le assemblee sinodali. In questo momento sto osservando da vicino l’insieme delle nostre due belle realtà diocesane. Sono più che mai vivaci e piene di attese, anche se vi sono timori verso possibili novità di prospettive e di organizzazione. Probabilmente ci vuole una forte e coraggiosa sterzata al fine di assol- vere meglio il mandato del Signore che troviamo nel Vangelo: «Andate, battezzate, annunciate, fate diventare discepoli…». Un giorno, quando il Signore verrà, chiamandoci a sè, ci chiederà conto della nostra fede, se abbiamo investito le forze a nostra disposizione. Il suo sarà un giudizio di misericordia ma nella verità.
Vi ringrazio per la pazienza per avermi letto fin qui. Vi auguro buon cammino e buona riflessione. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti, proposte e osservazioni. Non abbiate paura a … «disturbare»!
+ Piero Delbosco – Vescovo di Cuneo