Omelia 18 febbraio 2022 – Preghiera a conclusione dell’Assemblea

Omelia 18 febbraio 2022 – Preghiera a conclusione dell’Assemblea

Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un’altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un’altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!». (Lc 8,4-8)

Il Signore Gesù continua a seminare con abbondanza. Ce ne siamo accorti nel corso di queste Assemblee. Molte sono state le riflessioni e i contributi. E’ lo Spirito che ha soffiato accompagnando l’aspirazione nostra di volere una Chiesa rinnovata che annuncia la Lieta Notizia oggi. Abbiamo accettato di metterci in ascolto a vicenda. Ora è il tempo in cui il seme incontra il terreno. Già al tempo degli Apostoli si correva il rischio di un rifiuto della Parola di Dio o di mancanza di continuità nell’accoglienza della medesima. Il terreno siamo noi.

Sono ottimista perché tra di noi c’è terreno buono.

Questa sera, in preghiera, vogliamo elevare il nostro Grazie a Dio perché ci vuole bene. E’ stato un dono il lavoro della commissione preparatoria che ha redatto le prime quattro schede. Da parte della segreteria c’è stato molto lavoro sia dietro le quinte, sia nel condurre le cinque assemblee; forse nemmeno loro pensavano ad un cammino così articolato.

Rendiamo grazie a Dio per il desiderio di rinnovamento che respiriamo.

Invochiamo il dono dello Spirito per il gruppo delle persone che mi aiuteranno nel discernere percorsi, scelte e iniziative per la nostra Chiesa. E’ una fase delicata orientata a chiudere il Sinodo probabilmente a metà giugno.

Vi chiedo di pregare per la nostra Chiesa perché sia sempre fedele al mandato che ha ricevuto di annunciare il Vangelo, di vivere la carità vera e di essere segno in questa nostra terra. Chi vive al nostro fianco, oggi più che mai, ha bisogno di speranza per guardare al futuro con fiducia.

E’ necessario cercare di vincere l’insidia della indifferenza e del ristagno delle nostre abitudini che appannano lo sguardo profetico.

Con umiltà dobbiamo ammettere che per primi noi abbiamo bisogno dicrescere nella fede. La novità portata da Gesù di Nazareth deve infiammare il nostro cuore perché solo così possiamo diventare quel terreno buono che accoglie il seme e lo fa esplodere portando frutto.

Con umiltà tentiamo sempre di leggere i segni della nostra storia convinti che la Parola può illuminare i nostri passi.

Con umiltà regaliamoci uno sguardo di benevolenza; sentiamoci impegnati a guardare al positivo mettendo da parte consuetudini sterili e vecchie. Il tempo è la categoria nella quale maturiamo noi e le persone che incrociamo.

Ancora con umiltà stiamo con Dio nella preghiera personale e comunitaria. “Chiedete e vi sarà dato!”: è l’esortazione che Gesù rivolge anche a noi. Abbiamo pregato per il Sinodo e il Signore ci è stato vicino. Facciamolo in ogni occasione della vita; facciamolo per questa nostra Chiesa. Sia essa sale e luce specie per chi è smarrito e per chi è spento e privo d’entusiasmo. Facciamolo con insistenza consci che tanto abbiamo ricevuto, tanto abbiamo ascoltato, tante cose ci hanno sorpreso.

La Vergine Maria sia la strada per arrivare al Signore.

 

+ Piero Delbosco

vescovo di Cuneo e di Fossano